sabato 15 maggio 2021

La vescìa natatoria... e tre

 La vescìa natatoria (3)

Buongiorno, bimbi!

Un penserete mìa che sia finita ‘ndove v’avevo lasciato, eh?

Siccome ciò l’abitudine di fa’ le ‘osine a modo, un mi sono fatto mancà nulla e, alla fine della settimana passata, ho inviàto a vedè un po’ d’arrossamento attorno alla ferita… sì, quella da dove m’hanno levato la vescìa natatoria.

Ma come… ir rosso un va più di moda da un branco di tempo diciasmo che, anche in polìtia, è diventato un rosino sbiadito, e a me mi viene rossa la ferita? Mah!

Poi, piano piano, ir rossore s’è allargato ar collo e giuggiù fino alle pinne. Insomma, pe’ falla ‘orta, in tre balletti mi so’ riempito di pippoli che mi prudevano da un fammi dormì la notte. Allora mi sarei squamato, da tanto che mi veniva da grattammi! Lo scoglietto in fondo al letto l’ho fatto tondo, da tanto che mi ci so’ strusciato, e la mi moglie s’è consumata le pinne davanti pe’ alleviammi un po’ le pene. Perfino cor bruschino ciò provato e, da tanto che un ne potevo più, anche colla grattugia!

Macché! Un c’era verso.

        Ma un è anche finita! Le squame mi si son rizzate che sembravano li spunzoni appuntiti di vell'antipàtio der mi ‘ugino, ir pesce palla che, a sdraiammi, mi sembrava d’esse sulla branda d’un fa’hiro; la pinna dorsale intirizzita così un l’avevo mai avuta che quando mi giravo facevo certi sgraffi alla mi moglie, che ni ci volevano guasi i punti di sutura; e la ‘oda? Diritta e intirizzita anche vella che un potevo più svortà né a destra né a sinistra; certe musate nelli spigoli delle ‘antonate che ho pensato, fra me e me:

“Vai, così poi mi ci vole anche ir chirurgo plàstio, per rifammi i ‘onnotati!”

Ciò più cerotti in capo che ner magazzino della Sarvelox!

Vi potete immaginà lo spavento!

“Stai a vedè che con tutto vello zuppone di medicine che mi piglio, ce n’è una che mi fa venì ir prurito!” Mi so’ chiesto.

Sicché mi so’ messo a lègge tutti i bugiardini di tutte le medicine e ho scoperto che una di veste dà propio vello sfogo della pelle che m’è venuto a me… lo sfogo della triglia, tanto per rimané in argomento.

Voi cosa avreste fatto? Io mi so’ attaccato ar telefono e ho chiamato ir mi dottore prima e subito dopo ir barbaro, ma che un è barbaro per niente. Sembrava si fossero messi d’accordo:

“Ma coa dici?” Diceva uno.

“Ma un ci pensà nemmeno!” Rispondeva vell’artro.

“Sarebba la prima vorta che capita, nella mi carriera!” Ribatteva ir primo.

“Di siuro è un'allergia, ma a un’antra ‘osa, un so cosa, ma è un’antra ‘osa!” Ribadiva ir seòndo.

“Eh! Dite bene voi, fin lì c'ero arrivato anche dammé, - n’ho risposto a tutt’e due – ma ‘ntanto mi gratto io!”

E così m’hanno ridato ir cortisone e dell’artre pasticche, tanto una più una meno...

Seddiovole, però, pare che avessino ragione loro – d’artronde sennò un sarebbero dottori – perché ora sto un po’ meglio, o per lo meno la notte un mi gratto più e le squame hanno principiato a riabbassassi nella posizione naturale, la ‘oda si rimove un gocciolino e le ‘antonate via-via le scanzo!

Ora speriamo che un mi ‘apiti più nulla perché perdavvero mi sarei anche rotto le palle… o sennò, come dicevano l’antìi, proverò a andà...

a fammi benedì da’ Greci

anche se un ho mai ‘apito cosa volessero dì (ma lo vado a cercà e poi ve lo racconto!)!

O, intanto v’abbraccio tutti, tanto ormai un bùo più, e vi prometto che la prossima vorta un parlerò più di me…

Ci si vedeeee!

La mi’ amica triglia, 15 maggio 2021


venerdì 30 aprile 2021

la vescìa natatoria (seonda parte)

 La vescìa natatoria (2)

Bongiorno, bimbi!

Come promesso, eccomi vì.

Un ciò un cazzo di voce, ma a scrive mi riesce lo stesso. D’artronde, m’avevano avvetrtito che ci poteva esse un calo… e speriamo che sia passeggero.

Allora, la nottata è andata di m…a, e tutto grazie a quello del letto davanti a me che a mezzanotte ha incominciato a sonà ir campanello per chiamà le bavosine infermiere e a digli che voleva andà a casa, o sennò a Pisa o a Cisanello. O, un c’era verso di convincilo che fino alla mattina un si poteva fa nulla! Ogni tre per due sonava ir campanello e le bavosine a riprovà a convincilo. Fino alle tre tutto un lavoro di ‘osì, poi, un si sa come, se lo sono portato un so’ dove e sono riapparsi dopo una mezz’oretta, l’hanno stioccato a letto e finarmente s’è addormentato… lui, ma mia noi!



T’ha inviato a russà che pareva una motosega! Come se un bastasse, dar bagno ogni tre minuti si sentiva un fischio da rimanecci sordi, maremma ‘mpestata! Ir WC perdeva una gocciolina e l’acqua che passava dar tubo per ricària della ‘assetta fischiava a bestia: roba da andàcci ar maniomio!

Poi, un quarto alle sei:

“Triglia! Prelievo!” la bavosina di turno è venuta a levammi ir sangue. Da lì terapia, colazione, insomma… è stato tutto un fa’!

Durante ir giorno, seddiovole, è andato tutto bene, a parte ir mangià: semolino e purè a desinà, pasta a brodo e purè a cena! Boia, de’! T’è bell’e rimasto sullo stòmao! Sa’ ‘osa, e ci fai l’indigestione! Ma si sa, dopo un’operazione è così.

In tutto ir giorno siamo stati tutti indaffarati: prima a letto, poi un po’ in portrona, poi un’antra vorta a letto, riportrona e via. Io ciò provato a fa’ una giratina ner corridoio, cor ciottolo der drenaggio a seguito, che ho fatto finta d’esse ar moletto d’Antignano, ma un è che sia proprio la stessa ‘osa.

Piano-piano siamo rivati a buio! Ma la notte è cambiato pòo!

È vero che ner frattempo sono venuti a dà una sistemata ar WC e ir fischio c’è sempre, ma per lo meno smette dopo che la cassetta s’è ricariàta, ma quello davanti t’ha inviato a russà più della notte prima, poi s’è svegliato – saranno state le tre – e ha incominciato a passeggià in su e in giù pella ‘amera finchè un s’è rimesso a letto e s’è riaddormentato rimettendo in funzione la segheria gigante. Boia, de’! T’ha segato più legno luilì in queste du’ notti, di tutti i tagliaboschi della Garfagnana messi insieme in un anno intero.

Firnarmente m’ero alloppiato, saranno state le cinque e mezzo… un quarto alle sei: “Triglia, ir prelievo!”

E allora ditelo che un devo dormì!

Finarmente, seddiovole, s’è fatto giorno e la notizia più bella di tutte è che mi mandano a casa.

Un vedevo l’ora!

M’hanno rimandato dar mi’ endocrinologo, quer gattuccio barbaro che vi dicevo ieri, lui (per niente barbaro come dìano, anzi, amièvole come ar solito!) m’ha prescritto un branco di medicine, ortre all’analisi di 'ontrollo e poi, finarmente ir ritorno alla Vegliaia: tana dorce tana!

Che bellezza ritrovassi ner mezzo alla posidonia der mar Ligure, coll’onda azzurra di vesto popò di mare che mi ‘ulla così, a sciacquabudella! Mi mancavano un branco, anche se so’ stato via per du’ giorni soli.

La mi sposa ora è qui che m’accudisce, mi chiede se ho bisogno di nulla che ne so, una spremuta, un po’ di merenda ma a me mi bastano du’ coccole, che ci fanno dimorto bene anche a noi triglie… E speriamo sia passato tutto.

Bimbi, cosa vi devo di’: v’auguro che a voi un vi tocchi, ma se vi devesse toccà, reagite e fate finta di nulla, tanto, anche a lamentassi, le ‘ose un cambiano e ir bicchiere… cercate di vedello sempre mezzo pieno, m’arraccomando!

Un abbraccione a tutti e… alla prossima (ma no dall’ospedale, eh?)

La mi’ amica triglia, 29 aprile 2021


giovedì 29 aprile 2021

la vescìa natatoria

 La vescìa natatoria

Ci mancava anche vesta! Un bastava l’incidente cor rimorchiatore di una vindicina d’anni fa che m’ha lasciato ir riordino sulla ‘oda e neanche le parpitazioni der cuore che un par d’anni addietro mi cianno dato anche la scossa a 360 v per fammele passà. Ora la medicina che prendevo per ir cuore ha fatto ‘asino coll’ormoni della vescìa natatoria, che per noi triglie è un po’ come la tiroide per voi òmini.

Allora ir mi’ dottore, un nasello mi’ amìo che ha studiato all’Università sotto li
scogli di Calafuria (mìa a quella de’ pisani), m’ha detto di sentì ir cardiologo che è un favollo livornese ma cià lo studio a Bocca d’Arno; ir cardiologo m’ha detto di sentì l’endocrinologo, uno gattuccio che diano tutti è un barbaro, ma è ganzo a bestia e è ir meglio che si po’ avè in tutto ir mondo di terra e di mare (“Ir top” come dice lui); e alla fine tutti insieme m’hanno mandato dar pesce chirurgo, ir professor Basile Acanthuride, che dice sia ir meglio di tutti e sette i mari, ventimila leghe ‘omprese.

Prima, però, devo dì che ciano provato a curammi,  sì!... Ma con una vagonate di medicine che la mattina ci facevo la ‘nzuppa,  dopo la ‘olazione. Alla fine, visto che ir resurtato è stato pòo o nulla, hanno deciso di tagliammi la gola. Ma no ner senso che mi volevano sgozzà, mi volevano aprì ir gargherozzo per levammi la vescìa pellappunto natatoria.

“Così si risorve tuta la vistione! - m’hanno detto - Se si leva la vescìa, un ci sarà più ormone FT4 a giro a rompì i coglioni!”

“O quella? - N’ho fatto io. - Ma se ir Padreterno ci fatto la vescìa, a quarcheccosa servirà. Eppoi, io come nòto? Se si chiama “natatoria”, un motivo ci sarà!”

E loro m’hanno rassiuràto che un c’è perìolo, che anche senza la vescìa, coll’ormoni sintetihi si risorve tutto, che potrò fa’ la mi vita di sempre... anche meglio

Insomma, dai e dai m’hanno ‘onvinto.

E stamattina, dopo una settimanetta di visite e controvisite, di esami e contro esami, mi so rioverato. M’hanno sistemato per benino cor un camicino azzurro tutto trasparente, la mascherina sulla bocca e una cuffia in capo, e poi giù verso ir mattatoio ‘ndove ir chirurgochirurgo Acanthuride e tutto lo staff m’aspettavano a gloria. Devo dì che ir primo impatto coll’anestesista un me l’aspettavo: una morettina giovane giovane che si chiama Antobella, con du’ occhioni cerbiatteschi che m’ha messo subito a mio agio che di meglio un potevo sperà. E invece l’Acanthuride era digià bell’e in ghingheri colla mascherina sur muso, la ‘uffia in capo e ir bisturi in mano, pronto a affettammi la gola per benino.

Poi… Buio pesto, finché una vocina m’ha risvegliato che ero pieno di tubi con de’ bombolini attaccati, nella stanza accanto alla sala operatoria.

Poi ir percorso di ritorno in camera è stato uno slalom speciale, cor esce pilota infermiere che guidava a dumila ir mi letto rotamunito facendo la barba a tutte le ‘antonate. Io, anche se ero rincorbellito dall’anestesia, un poìno ci pensavo e, vi dio la verità, un vedevo l’ora di cascà dalla barella pe’ scende! Per lo meno finché un siamo arrivati ar reparto, ‘ndove du’ bavosine giovani-giovani m’hanno messo a letto con tutto vello che mi ci poteva volè, a portata di mano.

E ora eccomi vì su questo fondo di bùa, la numero 24, ar primo piano der sesto padiglione delli Spedali Riuniti della diga curvilinea, digià bell’e tagliuzzato, co’ una fia di più per collare e una vescìa di meno in gola.

Ora so stanco, ma domani vi giuro che vi racconto com’è andato ir deòrso postoperatorio.

Un abbraccione a tutti

La mi’ amica triglia, 27 aprile 2021

sabato 20 marzo 2021

Gli sfoghi della triglia: I vaccini

 I vaccini

E la pandemia dell’arga killer un ci molla!!!

Anche qui da noi sono arrivati i vaccini… tre, ce n’hanno mandati, mìa uno, e noi un si sa che pesci prende, tanto per rimané nell’ambiente marino.

Uno si chiama Pustrzer, uno si chiama Antiqua e uno Astrappalanca e un si sa quale de’ tre sia quello meglio. Ma tanto ci daranno quello che gli pare, quando ci toccherà, sicché!

Ora pare che l’Astrappalanca un sia proprio siùro-siùro, ner senso che quarcheduno che l’ha preso ha avuto delli strani effetti collaterali.

Ir nonno d’una mi’ amia Ombrina che bàzzia dalle parti der rigassifiatore, pare che l’abbino trovato a zonzo ne’ pressi di Bocca d’Arno che sbandava in qua e in là pigliando a musate tutte le ‘antonate che trovava. Ma più che artro era un antro ir comportamento sospetto: urlava a squarciagola “gaò, gaò!” come fanno i pisani.

La zia più vecchia di Otello, ir porpo che sta ar moletto d’Ardenza, invece, l’hanno beccata abbarbiàta alle deorazioni der muretto che dà sur viale Italia che tentava di arrivà alla baracchina dell’Ostricaio per consegnassi ar còo, come ha dihiaràto lei, e suicidassi in un barattolo di pesto sott’olio.

Anche ir mi’ ‘ugino, dopo ir vaccino Astrappalanca che gli hanno fatto all’Andana dell’Anelli, sotto la Capitaneria, l’artro giorno svagellava. Mi diceva che lui aveva cantato ar Festival di Santa Giulia, quello che si tiene tutti l’anni di questi tempi allo Scoglio della Regina, cor su’ gruppo che si chiama “Triglie di scoglio” e aveva vinto co’ una canzone intitolata “Ma cosa noti a fa’?” sottotitolo “Che tanto ir virusse ciammazza tutti”. Da quer giorno, dava der tu a tutti, perfino a Fiorello e Amadeus, quando li vedeva passeggià sulla Terrazza Mascagni. 

La cosa che ha fatto preoccupà più di tutti, però, è stato che un quarcuno de’ pesci di vesta zona è rimasto intramagliato nelle reti de’ pozzolani, i pescatori der Porto Mediceo, o allamato a quarche palamito o filaccione che dir si voglia. Come mammalucchi si sono infilati nella tana del lupo.

Allora l’atorità loàli della zona dintorno alla Vegliaia, cor Sìndao Cernia in prima fila, hanno sospeso le vaccinazioni per lo meno finchè un si sia stabilito che tutto vesto stranume un abbi nulla a che vedè cor vaccino Astrappalanca.

A me, a dì la verità, un poìno mi viene da pensà: ma perché, prima der vaccino livornesi che diventavano pisani, con tutti i rischi e perìoli der caso, un ce n’è mai stati? E porpi con manìe suicide un se né mai visti? Figuratevi che io conoscevo una triglia che ambiva di morì da triglia alla livornese, e allora?

E poi, come se nessuno de’ pesci der Mar Ligure un fosse mai cascato nella rete d’un pozzolano o un fosse mai rimasto attaccato all’amo d’un palamito o d’un pescatore varsiasi di foravìa.

E allora bisogna prende una decisione: o si prende ir vaccino e si prova a sortì dalla pandemia, o si sta colla pandemia e zitti, rintanati nelle nostre tane e tinti di giallo, arancione o rosso, finché l’arga killer un deciderà di levassi da’ coglioni.

Ognuno decida come ni pare, d’artronde siamo in demograzia, armeno spero!

Via ora mi ‘heto, sennò poi dite che divento noioso, e speriamo di risenticci quando tutto è passato, ma ci ‘redo pòo... che passi alla svrta!

Un abbraccio virtuale pinne nelle pinne.

La vostra amìa triglia, 20 marzo 2021

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domenica 14 febbraio 2021

gli sfoghi della triglia: ora risiamo arancioni

l'alga killer


Ora, dìo io, è vero che voi ciavete la pandemia, e a noi pesci ci dispiace un branco, soprattutto a me perché io a’ mi’ amici òmini ni vollio un fottio di bene, speciarmente a’ livornesi, ma anche vì da noi un credete che siin tutte rose e fiori.

Pensate che da un anno a questa parte, s’è presentata un’arga killer che c’impesta dappertutto. Ci si ritrova nel letto, ner piatto ‘ndove si mangia, ne’ carzini e perfino nelle mutande, chi le porta e chi un le porta se la ritrova attaccata a’ tarzanelli… come un sai cosa sono i tarzanelli? Allora… apro parentesi: dicesi tarzanello quell’ammasso rotondeggiante che a vorte si trova attaccato ai peli che circondano lo sfintere dadiàto all’emissioni corporali.

Ma ritorniamo a noi. Avrai ‘apito che si tratta d’un’arga dimorto noiosa, peggio delle zecche, artro che mucillaggine! La mucillaggine dell’Adriàtio a confronto doventa un’aiola di posidonia. E poi un sente seghe! Ha impestato tutti i mari der mondo, dallo scoglio della regina all’atollo di Bikini, dalla spiaggia de’ Tre Ponti a quella di Tahiti.

È un’arga tonda, tutta ricoperta da dell’artigli e che si abbarbica a tutto vello che trova e un c’è versi di levaccela, nemmeno colle bombe.

Ci s’è provato Beppe, ir porpo della vegliaia, che colle su’ ventose risucchia di tutto e ti strappa anche i capezzoli, se te li pillia. Anche Gangillo, ir mi amio colla ‘asa sviaggiante, che colla scusa d’andà a giro (d’artronde cor camper pole andà dove ni pare e quando ni pare), ha provato a vedè se n’andava dietro, macché! Perfino Sardanapalo, ir mi amio squalo che mangia di tutto da’ bidoni della spazzatura alle targhe dell’atumobili e poi ci beve dietro un ber gotto di petrolio dell’Emirati Arabi; cià de’ denti che un ve lo sto nemmeno a di’… o, un c’è versi. Morsi storci di ‘ollo, pedate ne’ denti: un si trova ir verso di levacci vell’arga da’ ‘oglioni. Sembrava che cor cardo l’avesse avuta e ‘nvece appena ha riominciato a rinfrescà, rieccotela a ‘mpestacci in tutti i bùi.


    Allora Nettuno ha deciso di facci portà la mascherina, così perlomeno un si mangia e, soprattutto un si rifà, perché pare che se s’ingoia, quella stramalidetta, si riproduca propio ner nostro corpo e quando si rifà, se ne rifà dimorta di più di vanto se n’è ingollata. Allora colle mascherine Nettuno pensa che si possa risorve.

Ma un è anche tutto! Sempre Nettuno ha deciso di divide ir mare in zone colorate così dove di arga ce n’è di più l’ha chiamata zona rossa e si deve sta’ rinchiusi in tana senza mette fori un baffo; dove ce n’è un po’ meno, ma sempre un ber po’, l’ha chiamata zona arancione e allora lì si pole mette magari ir muso fori dall’uscio, ma più di lì un si va; eppoi c’è la zona gialla, ‘ndove si po’ andà anche un po’ a giro ma senza esagerà e sempre colla mascherina sur muso.

Noi, da Bocca di Magra all’Ombrone s’era gialli, ma da oggi, un si sa perché, siamo diventati arancioni, così ci si rinfila in casa a avvizzì! Io dìo: nel lago di Garda, ce n’hanno 4 vorte più di noi, di vell’arga, eppure loro sono rimasti gialli; perfino ner gorfo di Napoli, a Ventotene e nella laguna di Venezia ce n’è più che da noi, ma anche loro sono rimasti gialli.

Io un ci ‘apisco una sega: noi ci se n’ha un ber po’ è vero, ma sempre meno di loro, e allora perché un fanno doventà arancioni anche quelli che ce n’hanno più di noi?

Mi garberebbe domandallo a Nettuno ir criterio che hanno adottato.

Tutti si lamentano e doventano gialli, noi si sta zitti e si doventà arancioni. Ma un sarà mia che chi un piange un ha puppa? E allora piangiamo, lamentiamoci anche vì ner Tirreno (o mar Ligure che sia) e vediamo cosa succede.

O intanto buon San Valentino a tutti e un abbraccio… da lontano e quest’artra vorta si ragiona di vaccini, che pare siano ir toccasana, ma io ci credo pòo!

La vostra amìa Triglia, 14 febbraio 2021


venerdì 1 gennaio 2021

gli sfoghi della triglia-natale 2020

 Finalmente anche queste feste ce le siamo levate dalle palle

         
        A parte tutto, per un anno intero s’aspetta ir Santo Natale e anche vest’anno è rivato… anche troppo presto, per i gusti mia e di tutte le triglie che, come me, hanno ormai solo pòi capelli scuri sulla testa, quelle che ce l’hanno sempre, e è passato anche più alla sverta.

Però, vedè ir mi’ nipotino trigliotto di tre anni (fra pòo è anche ir su’ compleanno) che scarpita per aprì tutti i pacchetti sotto l’arbero illuminato, ripaga di tutto, perfino der tempo ‘he passa e dell’età che avanza. Ma no avanza perché ce n’è troppa, avanza come uno sciabiello tirato a riva che ti rincorre e ti rincorre finché un ci rimani intramagliato (ah, no! Quello è ir tramaglio, chissà come si dice per lo sciabiello… sciabiellato?). E hai voglia di sartà pe’ scavarcà l’urtima fila di galleggianti… se putacaso,
cor un copro di reni esagerato, ce la fai, c’è subito un’artra rete, un filaccione o un palamito che t’aspetta fra quarche giorno.

Ma passiamo ortre!

Allora ir mi nipotino diventava matto, quando ha aperto ir pacco, più grosso di lui, che Babbo Nasello gli ha lasciato sotto l’arbero di posidonia tutto illuminato da pesci neon di tutti i colori. E dentro cosa c’era? La torre dei Paw Patrol… sì perché ci sono anche da noi: una squadra di pescicanini che rimediano a tutte le ingiustizie der mondo. Per un parlà di tutti vell’artri pacchi. In ogni casa che visitava c’era quarcosa per lui: da quell’artri nonni, dalli zii, dalla bisnonna e dall’amici tutti.

Armeno così avrebbe dovuto esse, ma quest’anno ci siamo ciucciati diti. Anche se a’ bimbi ci s’è pensato lo stesso, eh! Niente regali, ma a’ bimbi guai! Loro un si devano accorge di tuttavesta situazione di m…a!

A proposito, ha detto Conte che siamo tutti in zona rossa, anche in mare, e che più di quattro a tavola un ci si pole sta’ e allora, per stà insieme ar trigliottino noi e quell’artri nonni s’è dovuto fa’ i turni. Che poi zona rossa: Natale è da sempre zona rossa, è la zona rossa per antonomasia. L’hai mai visto un Babbo Nasello blu o verde? Io mai… da che mondo è mondo è sempre stato rosso… perfino ir naso della cernia che guida la slitta è rosso. Ma quest’anno era più rossa der solito e così perfino ir coprifoo alle 10… peggio che in tempo di guerra. E l’urtimo dell’anno? Cor coprifòo, tutti a fallo ognuno a casa sua o sennò quarcuno s’è arrangiato a andà a dormì da quarche amio o fallo venì a dormi a casa sua per avè un po’ di ‘ompagnia.

Io e la mi’ compagna s’è festeggiato soli e ci se lo riorderà finché si ‘ampa di vest’infame der covid che un molla la presa e cià rinchiuso tutti stoppinati nelle nostre tane… perfino e soprattutto pelle feste.

E allora, come dice un mi’ amio di Porcari, che un’è una triglia perché a Porcari, fino a prova contraria, ir mare se lo sognano:

2020… VAFFANCULO!

E speriamo che pell’anno novo ci s’abbino prospettive un po’ meglio sennò ci si dà tutti una patta e festa finita! Capace ir virus s’inventerà un 2021 bisestile, pur di rompe i coglioni un artro po’, tanto per rafforzà ir detto popolare: anno bisesto anno funesto!

Ma bisogna avè fiducia e allora io e la mi’ gente, dar profondo della tana sotto lo scoglio della ballerina, vi si fa una sciabiellata d’auguri per un 2021 di ripresa, gioia, felicità e, soprattutto, convivenza e condivisione.

BUON ANNO

La mi’ amica triglia, 1° gennaio 2021

 

mercoledì 21 ottobre 2020

gli sfoghi della triglia - le mascherine

 Le mascherine

        Di vesti tempi, con questa maledetta pandemia che un se ne sorte, sarebbe bene che tutti vi metteste ner capo che un c’è bisogno di favvelo dì dar decreto di rispettà le distanze, d’un fa’ l’assembramenti, di portà rispetto ar prossimo anche perché ir prossimo… potresti esse propio te; un ce n’è bisogno o armeno un ce ne dovrebbe esse bisogno, ma siamo duri! Duri come le pine verdi, direbbe ir nipotino der mi’ amìo, che un ha ancora tre anni, ma lo sa digià anche lui!.

La movida, l’assembramenti, le feste in casa, quelle ne’ locali pubblici, l’apericena, eppiauar … e si deve smetteeee!!!

        Ir mi’ amìo che mi dà questo spazio sur blogghe mi racconta che all’Attìasse pare ci sia una barriera che immunizza tutta la zona dar contagio, perché lui la gente che cià visto in quest’urtimi tempi, un l’aveva mai vista neanche quando da giovane si sfilava di vasche in via Riàsoli.
           E lo stesso succede ne’ dintorni delle scuole. M’ha detto che gli è capitato di passà in macchina da via Zola, e da lì in via Galilei, (ITI, Geometri, Cecioni etc.) l’artro sabato, e di vedé un assembramento che pareva d’esse a’ tempi delle tessere annonarie pe’ raccattà un tozzo di pane. E ce ne fosse stato uno colla mascherina. Oddio, a di’ la verità, m’ha detto che quarcuno c’era… ma l’aveva sur gomito! E quelli più diligenti l’avevano sur gargherozzo… e quelli propio bravi-bravi sulla bazza! Come se ir virusse si trasmettesse dar gomito, dalla gola o dalla bazza! Ce ne fosse stato uno che ce l’aveva sur naso e sulla bocca.
            Eppoi vi lamentate perché aumentano i contagi? Vi dovreste meraviglià ma se diminuissero! Ma come fanno a diminuì i contagi se un tirate fori le palle e capite che bisogna fa’ un po’ di lockdaun ognuno per conto vostro?
          L’apericene? Un ciandate, le farete all’anno novo, speriamo.
         All’Attìasse? Andateci, ma se c’è troppa gente, trovatevi alla Rotonda, alla Terrazza o in piazza Mazzini o da quarsiasi artra parte ci sia un po’ d’aria da respirà senza respirà ir fiato di vello che vi sta accanto.

Ma poi considerate la mascherina come se fosse una difesa personale. Ho sentito i più guappi che diano: “Un me la metto perché m’importa una sega, tanto io ir vìrusse un lo piglio!”

“E un’è questione che un lo pigli te, – ni risponderei se mi ‘apitasse di sentillo dì queste cazzate  – è che, se te ce l’hai, lo fai prende anche a quell’artri, magari propio a quelli che invece la portano, la mascherina! Perché loro hanno rispetto per te, invece te un porti rispetto a nessuno, ber mi’ ‘mbecille!”.

Di mascherine, poi, se n’è viste di tutte e su internet se ne trova a bizzeffe: chirurgiche, industriali, fatte in casa, KN95, DPI NIOSH, NR, FFP1, FFP2, FFP3… e mi mà a sedé, mi verrebbe da di’! Eppoi io vi vedo, quando tiro la testa fori dall’acqua: c’è quella che ce l’ha di strasse, quell’artra leopardata, una che fa la linguaccia e un’antra che ride, una amaranto e una a strisce o a pallini. È diventata una moda anche quella, ormai. Più che alla protezione pensate all’accozzo cor vestito o colla gravatta!

Meno male che io sto in mare, mi godo tutto il litorale e un ho bisogno di mascherine; a me i contagi un mi toccano, seddiovole, ma se mi dovesse capità di rimanè intramagliata nella rete di varche pozzolano, chediomenescampieliberi, la prima ‘osa che ni chiedo ar pescatore è una bella mascherina, perché io porto rispetto anche a chi mi vole mangià alla livornese, un sono mia come voi!

La Triglia, 21 ottobre 2020