mercoledì 21 ottobre 2020

gli sfoghi della triglia - le mascherine

 Le mascherine

        Di vesti tempi, con questa maledetta pandemia che un se ne sorte, sarebbe bene che tutti vi metteste ner capo che un c’è bisogno di favvelo dì dar decreto di rispettà le distanze, d’un fa’ l’assembramenti, di portà rispetto ar prossimo anche perché ir prossimo… potresti esse propio te; un ce n’è bisogno o armeno un ce ne dovrebbe esse bisogno, ma siamo duri! Duri come le pine verdi, direbbe ir nipotino der mi’ amìo, che un ha ancora tre anni, ma lo sa digià anche lui!.

La movida, l’assembramenti, le feste in casa, quelle ne’ locali pubblici, l’apericena, eppiauar … e si deve smetteeee!!!

        Ir mi’ amìo che mi dà questo spazio sur blogghe mi racconta che all’Attìasse pare ci sia una barriera che immunizza tutta la zona dar contagio, perché lui la gente che cià visto in quest’urtimi tempi, un l’aveva mai vista neanche quando da giovane si sfilava di vasche in via Riàsoli.
           E lo stesso succede ne’ dintorni delle scuole. M’ha detto che gli è capitato di passà in macchina da via Zola, e da lì in via Galilei, (ITI, Geometri, Cecioni etc.) l’artro sabato, e di vedé un assembramento che pareva d’esse a’ tempi delle tessere annonarie pe’ raccattà un tozzo di pane. E ce ne fosse stato uno colla mascherina. Oddio, a di’ la verità, m’ha detto che quarcuno c’era… ma l’aveva sur gomito! E quelli più diligenti l’avevano sur gargherozzo… e quelli propio bravi-bravi sulla bazza! Come se ir virusse si trasmettesse dar gomito, dalla gola o dalla bazza! Ce ne fosse stato uno che ce l’aveva sur naso e sulla bocca.
            Eppoi vi lamentate perché aumentano i contagi? Vi dovreste meraviglià ma se diminuissero! Ma come fanno a diminuì i contagi se un tirate fori le palle e capite che bisogna fa’ un po’ di lockdaun ognuno per conto vostro?
          L’apericene? Un ciandate, le farete all’anno novo, speriamo.
         All’Attìasse? Andateci, ma se c’è troppa gente, trovatevi alla Rotonda, alla Terrazza o in piazza Mazzini o da quarsiasi artra parte ci sia un po’ d’aria da respirà senza respirà ir fiato di vello che vi sta accanto.

Ma poi considerate la mascherina come se fosse una difesa personale. Ho sentito i più guappi che diano: “Un me la metto perché m’importa una sega, tanto io ir vìrusse un lo piglio!”

“E un’è questione che un lo pigli te, – ni risponderei se mi ‘apitasse di sentillo dì queste cazzate  – è che, se te ce l’hai, lo fai prende anche a quell’artri, magari propio a quelli che invece la portano, la mascherina! Perché loro hanno rispetto per te, invece te un porti rispetto a nessuno, ber mi’ ‘mbecille!”.

Di mascherine, poi, se n’è viste di tutte e su internet se ne trova a bizzeffe: chirurgiche, industriali, fatte in casa, KN95, DPI NIOSH, NR, FFP1, FFP2, FFP3… e mi mà a sedé, mi verrebbe da di’! Eppoi io vi vedo, quando tiro la testa fori dall’acqua: c’è quella che ce l’ha di strasse, quell’artra leopardata, una che fa la linguaccia e un’antra che ride, una amaranto e una a strisce o a pallini. È diventata una moda anche quella, ormai. Più che alla protezione pensate all’accozzo cor vestito o colla gravatta!

Meno male che io sto in mare, mi godo tutto il litorale e un ho bisogno di mascherine; a me i contagi un mi toccano, seddiovole, ma se mi dovesse capità di rimanè intramagliata nella rete di varche pozzolano, chediomenescampieliberi, la prima ‘osa che ni chiedo ar pescatore è una bella mascherina, perché io porto rispetto anche a chi mi vole mangià alla livornese, un sono mia come voi!

La Triglia, 21 ottobre 2020

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