venerdì 30 aprile 2021

la vescìa natatoria (seonda parte)

 La vescìa natatoria (2)

Bongiorno, bimbi!

Come promesso, eccomi vì.

Un ciò un cazzo di voce, ma a scrive mi riesce lo stesso. D’artronde, m’avevano avvetrtito che ci poteva esse un calo… e speriamo che sia passeggero.

Allora, la nottata è andata di m…a, e tutto grazie a quello del letto davanti a me che a mezzanotte ha incominciato a sonà ir campanello per chiamà le bavosine infermiere e a digli che voleva andà a casa, o sennò a Pisa o a Cisanello. O, un c’era verso di convincilo che fino alla mattina un si poteva fa nulla! Ogni tre per due sonava ir campanello e le bavosine a riprovà a convincilo. Fino alle tre tutto un lavoro di ‘osì, poi, un si sa come, se lo sono portato un so’ dove e sono riapparsi dopo una mezz’oretta, l’hanno stioccato a letto e finarmente s’è addormentato… lui, ma mia noi!



T’ha inviato a russà che pareva una motosega! Come se un bastasse, dar bagno ogni tre minuti si sentiva un fischio da rimanecci sordi, maremma ‘mpestata! Ir WC perdeva una gocciolina e l’acqua che passava dar tubo per ricària della ‘assetta fischiava a bestia: roba da andàcci ar maniomio!

Poi, un quarto alle sei:

“Triglia! Prelievo!” la bavosina di turno è venuta a levammi ir sangue. Da lì terapia, colazione, insomma… è stato tutto un fa’!

Durante ir giorno, seddiovole, è andato tutto bene, a parte ir mangià: semolino e purè a desinà, pasta a brodo e purè a cena! Boia, de’! T’è bell’e rimasto sullo stòmao! Sa’ ‘osa, e ci fai l’indigestione! Ma si sa, dopo un’operazione è così.

In tutto ir giorno siamo stati tutti indaffarati: prima a letto, poi un po’ in portrona, poi un’antra vorta a letto, riportrona e via. Io ciò provato a fa’ una giratina ner corridoio, cor ciottolo der drenaggio a seguito, che ho fatto finta d’esse ar moletto d’Antignano, ma un è che sia proprio la stessa ‘osa.

Piano-piano siamo rivati a buio! Ma la notte è cambiato pòo!

È vero che ner frattempo sono venuti a dà una sistemata ar WC e ir fischio c’è sempre, ma per lo meno smette dopo che la cassetta s’è ricariàta, ma quello davanti t’ha inviato a russà più della notte prima, poi s’è svegliato – saranno state le tre – e ha incominciato a passeggià in su e in giù pella ‘amera finchè un s’è rimesso a letto e s’è riaddormentato rimettendo in funzione la segheria gigante. Boia, de’! T’ha segato più legno luilì in queste du’ notti, di tutti i tagliaboschi della Garfagnana messi insieme in un anno intero.

Firnarmente m’ero alloppiato, saranno state le cinque e mezzo… un quarto alle sei: “Triglia, ir prelievo!”

E allora ditelo che un devo dormì!

Finarmente, seddiovole, s’è fatto giorno e la notizia più bella di tutte è che mi mandano a casa.

Un vedevo l’ora!

M’hanno rimandato dar mi’ endocrinologo, quer gattuccio barbaro che vi dicevo ieri, lui (per niente barbaro come dìano, anzi, amièvole come ar solito!) m’ha prescritto un branco di medicine, ortre all’analisi di 'ontrollo e poi, finarmente ir ritorno alla Vegliaia: tana dorce tana!

Che bellezza ritrovassi ner mezzo alla posidonia der mar Ligure, coll’onda azzurra di vesto popò di mare che mi ‘ulla così, a sciacquabudella! Mi mancavano un branco, anche se so’ stato via per du’ giorni soli.

La mi sposa ora è qui che m’accudisce, mi chiede se ho bisogno di nulla che ne so, una spremuta, un po’ di merenda ma a me mi bastano du’ coccole, che ci fanno dimorto bene anche a noi triglie… E speriamo sia passato tutto.

Bimbi, cosa vi devo di’: v’auguro che a voi un vi tocchi, ma se vi devesse toccà, reagite e fate finta di nulla, tanto, anche a lamentassi, le ‘ose un cambiano e ir bicchiere… cercate di vedello sempre mezzo pieno, m’arraccomando!

Un abbraccione a tutti e… alla prossima (ma no dall’ospedale, eh?)

La mi’ amica triglia, 29 aprile 2021


giovedì 29 aprile 2021

la vescìa natatoria

 La vescìa natatoria

Ci mancava anche vesta! Un bastava l’incidente cor rimorchiatore di una vindicina d’anni fa che m’ha lasciato ir riordino sulla ‘oda e neanche le parpitazioni der cuore che un par d’anni addietro mi cianno dato anche la scossa a 360 v per fammele passà. Ora la medicina che prendevo per ir cuore ha fatto ‘asino coll’ormoni della vescìa natatoria, che per noi triglie è un po’ come la tiroide per voi òmini.

Allora ir mi’ dottore, un nasello mi’ amìo che ha studiato all’Università sotto li
scogli di Calafuria (mìa a quella de’ pisani), m’ha detto di sentì ir cardiologo che è un favollo livornese ma cià lo studio a Bocca d’Arno; ir cardiologo m’ha detto di sentì l’endocrinologo, uno gattuccio che diano tutti è un barbaro, ma è ganzo a bestia e è ir meglio che si po’ avè in tutto ir mondo di terra e di mare (“Ir top” come dice lui); e alla fine tutti insieme m’hanno mandato dar pesce chirurgo, ir professor Basile Acanthuride, che dice sia ir meglio di tutti e sette i mari, ventimila leghe ‘omprese.

Prima, però, devo dì che ciano provato a curammi,  sì!... Ma con una vagonate di medicine che la mattina ci facevo la ‘nzuppa,  dopo la ‘olazione. Alla fine, visto che ir resurtato è stato pòo o nulla, hanno deciso di tagliammi la gola. Ma no ner senso che mi volevano sgozzà, mi volevano aprì ir gargherozzo per levammi la vescìa pellappunto natatoria.

“Così si risorve tuta la vistione! - m’hanno detto - Se si leva la vescìa, un ci sarà più ormone FT4 a giro a rompì i coglioni!”

“O quella? - N’ho fatto io. - Ma se ir Padreterno ci fatto la vescìa, a quarcheccosa servirà. Eppoi, io come nòto? Se si chiama “natatoria”, un motivo ci sarà!”

E loro m’hanno rassiuràto che un c’è perìolo, che anche senza la vescìa, coll’ormoni sintetihi si risorve tutto, che potrò fa’ la mi vita di sempre... anche meglio

Insomma, dai e dai m’hanno ‘onvinto.

E stamattina, dopo una settimanetta di visite e controvisite, di esami e contro esami, mi so rioverato. M’hanno sistemato per benino cor un camicino azzurro tutto trasparente, la mascherina sulla bocca e una cuffia in capo, e poi giù verso ir mattatoio ‘ndove ir chirurgochirurgo Acanthuride e tutto lo staff m’aspettavano a gloria. Devo dì che ir primo impatto coll’anestesista un me l’aspettavo: una morettina giovane giovane che si chiama Antobella, con du’ occhioni cerbiatteschi che m’ha messo subito a mio agio che di meglio un potevo sperà. E invece l’Acanthuride era digià bell’e in ghingheri colla mascherina sur muso, la ‘uffia in capo e ir bisturi in mano, pronto a affettammi la gola per benino.

Poi… Buio pesto, finché una vocina m’ha risvegliato che ero pieno di tubi con de’ bombolini attaccati, nella stanza accanto alla sala operatoria.

Poi ir percorso di ritorno in camera è stato uno slalom speciale, cor esce pilota infermiere che guidava a dumila ir mi letto rotamunito facendo la barba a tutte le ‘antonate. Io, anche se ero rincorbellito dall’anestesia, un poìno ci pensavo e, vi dio la verità, un vedevo l’ora di cascà dalla barella pe’ scende! Per lo meno finché un siamo arrivati ar reparto, ‘ndove du’ bavosine giovani-giovani m’hanno messo a letto con tutto vello che mi ci poteva volè, a portata di mano.

E ora eccomi vì su questo fondo di bùa, la numero 24, ar primo piano der sesto padiglione delli Spedali Riuniti della diga curvilinea, digià bell’e tagliuzzato, co’ una fia di più per collare e una vescìa di meno in gola.

Ora so stanco, ma domani vi giuro che vi racconto com’è andato ir deòrso postoperatorio.

Un abbraccione a tutti

La mi’ amica triglia, 27 aprile 2021