Le mascherine
Di vesti tempi, con questa
maledetta pandemia che un se ne sorte, sarebbe bene che tutti vi metteste ner
capo che un c’è bisogno di favvelo dì dar decreto di rispettà le distanze, d’un
fa’ l’assembramenti, di portà rispetto ar prossimo anche perché ir prossimo…
potresti esse propio te; un ce n’è bisogno o armeno un ce ne dovrebbe esse
bisogno, ma siamo duri! Duri come le pine verdi, direbbe ir nipotino der mi’
amìo, che un ha ancora tre anni, ma lo sa digià anche lui!.
La movida, l’assembramenti, le
feste in casa, quelle ne’ locali pubblici, l’apericena, eppiauar … e si deve
smetteeee!!!
Ir mi’ amìo che mi dà questo
spazio sur blogghe mi racconta che all’Attìasse pare ci sia una barriera che
immunizza tutta la zona dar contagio, perché lui la gente che cià visto in
quest’urtimi tempi, un l’aveva mai vista neanche quando da giovane si sfilava
di vasche in via Riàsoli.
E lo stesso succede ne’ dintorni delle scuole. M’ha
detto che gli è capitato di passà in macchina da via Zola, e da lì in via
Galilei, (ITI, Geometri, Cecioni etc.) l’artro sabato, e di vedé un
assembramento che pareva d’esse a’ tempi delle tessere annonarie pe’ raccattà
un tozzo di pane. E ce ne fosse stato uno colla mascherina. Oddio, a di’ la
verità, m’ha detto che quarcuno c’era… ma l’aveva sur gomito! E quelli più
diligenti l’avevano sur gargherozzo… e quelli propio bravi-bravi sulla bazza!
Come se ir virusse si trasmettesse dar gomito, dalla gola o dalla bazza! Ce ne
fosse stato uno che ce l’aveva sur naso e sulla bocca.
Eppoi vi lamentate
perché aumentano i contagi? Vi dovreste meraviglià ma se diminuissero! Ma come
fanno a diminuì i contagi se un tirate fori le palle e capite che bisogna fa’
un po’ di lockdaun ognuno per conto vostro?
L’apericene? Un ciandate, le
farete all’anno novo, speriamo.
All’Attìasse? Andateci, ma se c’è troppa gente,
trovatevi alla Rotonda, alla Terrazza o in piazza Mazzini o da quarsiasi artra
parte ci sia un po’ d’aria da respirà senza respirà ir fiato di vello che vi
sta accanto.
Ma poi considerate la mascherina
come se fosse una difesa personale. Ho sentito i più guappi che diano: “Un me
la metto perché m’importa una sega, tanto io ir vìrusse un lo piglio!”
“E un’è questione che un lo pigli
te, – ni risponderei se mi ‘apitasse di sentillo dì queste cazzate – è che, se te ce l’hai, lo fai prende anche a
quell’artri, magari propio a quelli che invece la portano, la mascherina!
Perché loro hanno rispetto per te, invece te un porti rispetto a nessuno, ber
mi’ ‘mbecille!”.
Di mascherine, poi, se n’è viste
di tutte e su internet se ne trova a bizzeffe: chirurgiche, industriali, fatte
in casa, KN95, DPI NIOSH, NR, FFP1, FFP2, FFP3… e mi mà a sedé, mi verrebbe da
di’! Eppoi io vi vedo, quando tiro la testa fori dall’acqua: c’è quella che ce
l’ha di strasse, quell’artra leopardata, una che fa la linguaccia e un’antra
che ride, una amaranto e una a strisce o a pallini. È diventata una moda anche
quella, ormai. Più che alla protezione pensate all’accozzo cor vestito o colla
gravatta!
Meno male che io sto in mare, mi
godo tutto il litorale e un ho bisogno di mascherine; a me i contagi un mi
toccano, seddiovole, ma se mi dovesse capità di rimanè intramagliata nella rete
di varche pozzolano, chediomenescampieliberi, la prima ‘osa che ni chiedo ar
pescatore è una bella mascherina, perché
io porto rispetto anche a chi mi vole mangià alla livornese, un sono mia
come voi!
La Triglia, 21 ottobre 2020